Ieri è stato deciso, da parte della Banca centrale europea, l’aumento dei tassi di interesse di riferimento, per uno 0,25%, dall’1,25% all’1,50%. Per tutte le famiglie che in questo momento stanno pagando un mutuo prima casa a tasso variabile, la decisione della Bce produrrà una vera e propria stangata visto che si ritroveranno a pagare in media ben 204 euro in più all’anno, che fanno 17 euro al mese. A fornire questa stima è stato il Codacons nel sottolineare come in questo modo siano sostanzialmente svaniti i vantaggi del passato legati alla stipula di un finanziamento ipotecario per la prima casa indicizzato all’euribor, quando in piena crisi i tassi erano molto bassi. Secondo l’Associazione la Banca centrale europea s’è vista costretta a prendere questa decisione per colpa dei governi dei Paesi del Vecchio Continente, compreso quello italiano che non ha saputo prendere le giuste misure anti-inflazionistiche.
L’inflazione in Eurolandia, lo ricordiamo, è oramai da diversi mesi sopra la soglia del 2%, ed anzi si avvicina pericolosamente al 3% con tutto quel che ne consegue per il potere d’acquisto per le famiglie. E sebbene la Bce ieri abbia sottolineato come ora all’1,50% i tassi siano adeguati, se l’inflazione continuerà a crescere anche il costo del denaro sarà inesorabilmente innalzato.
In questa fase di tassi al rialzo diventa tra l’altro sempre più difficile per le famiglie scegliere tra il mutuo a tasso fisso, e quello a tasso variabile. Quest’ultimo è meno caro in termini di spesa per interessi da pagare, ma la rata non è fissa, e quindi alla lunga, di questo passo, si rischia di pagare un finanziamento ipotecario molto caro. Il mutuo a tasso fisso, invece, permette di pagare un importo mensile costante a fronte di una durata certa del piano di ammortamento; ma rispetto al passato oramai i tassi offerti sono attorno al 5% e spesso anche oltre.