Le recenti dichiarazioni di Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank (Banca Centrale tedesca, ndr), relative alla possibilità di un futuro aumento dei tassi di interesse nell’area euro in caso di ripresa economica, hanno senza dubbio messo in guardia i risparmiatori che sono alle prese con il rimborso di un mutuo a tasso variabile o chi si appresta ad accendere il finanziamento. Il governatore della “Buba” ha dichiarato che la BCE non terrà i tassi di interesse bassi per anni e che la politica monetaria ultra-espansiva “è entrata in un territorio sconosciuto e pericoloso”.
Sul fatto che i tassi di interesse sono destinati a salire nei prossimi anni ci sono sempre meno dubbi. In primis, il costo del denaro nell’area euro non è mai stato così basso prima d’ora. Il tasso Refi della BCE è attualmente fermo allo 0,5%, il livello più basso di sempre. Non è solo l’Europa, però, a tenere i tassi a livelli così convenienti: negli Stati Uniti i tassi sono fermi in un range compreso tra lo 0% e lo 0,25%, in Gran Bretagna allo 0,5%, in Svizzera e Giappone sono prossimi allo zero.
Tuttavia, la politica dei tassi a zero sta per terminare. L’economia mondiale è in ripresa, in particolare quella degli Stati Uniti. C’è chi fatica ad uscire dalla spirale recessiva (Europa) e chi combatte contro la deflazione (Giappone), ma alla fine i tassi non potranno restare così bassi ancora a lungo. C’è poi un’altra valida argomentazione a favore dell’aspettativa di rialzo dei tassi nei prossimi anni.
Dopo aver toccato il fondo, i tassi di interesse non possono scendere all’infinito in quanto è praticamente impossibile andare avanti con tassi nominali negativi. Infine, sul mercato obbligazionario è in corso una fase di normalizzazione dei tassi, che ha già portato il rendimento del T-Note decennale americano poco sotto il 3% e del Bund decennale tedesco quasi al 2% (leggi anche Tassi Bund tedeschi sfiorano il 2% ai massimi da 17 mesi). Inoltre i tassi sono in costante aumento anche sulle scadenze più brevi.