Riuscire a confrontare nel nostro Paese i conti correnti in termini di costo non è molto facile. Un conto a pacchetto offerto da una banca infatti, non è quasi mai confrontabile con quello di un’altra banca, ed anche quando il costo è lo stesso, i servizi inclusi sono differenti con la conseguenza che è difficile poter valutare in maniera immediata la convenienza se non andando a leggersi i fogli informativi. Ebbene, ben presto questo problema potrebbe essere risolto visto che la Banca d’Italia punta ad obbligare gli Istituti di credito a definire degli indici sintetici di costo considerando sei clienti-tipo per i conti cosiddetti “package”, ed un indice sintetico di costo per il cliente-tipo che utilizza il conto corrente cosiddetto a tariffazione, ovverosia con costi crescenti in funzione della frequenza di utilizzo dei servizi.
Ma la vera criticità, secondo l’Adusbef, sta proprio nei conti correnti che non sono “package”, e che generano a carico dei correntisti, ogni anno, un vero e proprio salasso, ragion per cui secondo l’Associazione degli utenti bancari e finanziari la Banca d’Italia dovrebbe imporre alle banche di mettere a punto per i conti correnti a consumo più indicatori sintetici di costo e non uno solo definito, tra l’altro, per basse frequenze di utilizzo dello stesso.
L’Adusbef, infatti, denuncia come ci siano in Italia ben 3,5 milioni di correntisti, pari al 15% del totale dei conti correnti aperti in Italia, che sono “non convenzionati”, ovverosia non package, che arrivano a pagare ogni anno la bellezza di 650 euro per un totale di 138 operazioni l’anno, ovverosia meno di dodici al mese che comprendono operazioni classiche e comuni come i versamenti mensili, pari a 3, due prelevamenti con assegno, 4 prelievi bancomat mensili, di cui uno effettuato presso sportello Atm di altra banca, 1,5 addebiti medi mensili per le domiciliazioni delle utenze, e poi un paio di operazioni occasionali e l’invio, ogni tre mesi, dell’estratto conto trimestrale. E visto che i 650 euro annui rilevati dall’Adusbef sono oggettivamente esagerati per l’operatività annuale su un conto corrente, l’Associazione auspica che la Banca d’Italia, nell’imporre i profili dei clienti-tipo agli Istituti di credito, tenga conto di questa situazione.