Potrebbe arrivare presto anche in Italia. E allora, forse, conviene spegnere il pc e lasciar perdere tutti i social network. Sì, perché oltre il furto, ora si prevede anche la beffa. In Gran Bretagna ne già sanno qualcosa. Gli utenti “reali” di social network come Facebook e Twitter potrebbero finire con il pagare di più per l’assicurazione sulla casa e i beni perché i messaggi che inviano su internet possono essere utilizzati dai ladri per scoprire quando sono fuori. Darren Black, direttore di Confused.com, un sito che mette a confronto le varie polizze assicurative e i loro prezzi, dichiara che il costo di una polizza potrebbe aumentare fino al 10%. «I criminali utilizzano metodi sempre più sofisticati per raccogliere informazioni, impiegando addirittura siti come Google Earth e Streetview per progettare i loro furti con precisione militare. Gli assicuratori stanno iniziando a prendere in considerazione tutto questo e potrebbe accadere che alcune richieste di pagamento danni vengano rifiutate, nel caso la società assicurativa ritenga che il cliente è stato negligente». I media britannici, nei giorni scorsi, avevano puntato la loro attenzione su sito internet danese, Pleaserobme.com, che avverte gli utenti quando i loro messaggi sui siti possono esporli al rischio di furti in casa. Il sito analizza i dati provenienti da Twitter e Facebook. E da noi? Da noi qualcuno sta aprendo a questa possibilità, anche se tutto (o quasi) in gran segreto. La questione è spinosa perché dal punto di vista legislativo, il nostro codice non prevede ancora norme precise per i dati sensibili presenti sui social network. Ecco che, in via preventiva, il garante della privacy ha rilasciato una dichiarazione che chiude ad ogni tentativo di sfruttamento – se così si può definire – da parte delle compagnie assicurative. C’è da scommettere, però, che il modello inglese può rappresentare un precedente. Insomma, bisogna iniziare a pensare di essere prudenti. Non solo chiudendo bene porte e finestre. Ma anche quando si aggiorna il proprio status.
Polizze più care a chi usa il web 2.0? In UK è già così
di 27 Febbraio 2010Commenta