E’ arrivato il mese di giugno, e con lui si apprestano ad arrivare (quest’anno con una settimana di ritardo: stranezze del calnedario…) i tanto attesi – o temuti – giudizi scolastici di fine anno. Le nuove norme emanate dal ministro della pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, prevedono infatti la reintroduzione della sufficienza obbligatoria in tutte le materie, pena gli esami di riparazione o l’esclusione dalla maturità per i ragazzi del quinto anno. Gli italiani nel loro complesso, però, stanno anche peggio rispetto alla porzione più giovane di loro stessi: bocciati, senza appello, da PattiChiari benché abbiano evidenziato qualche piccolo progresso negli ultimi anni. La materia “debole”, poi, non è certo poco significativa: cultura finanziaria!
E’ questo quanto emerge da uno studio commissionato, appunto, dal Consorzio PattiChiari (che già dovremmo conoscere: è quell’ente costituito da banche e associazioni dei consumatori per diffondere informazioni numerose e il più possibile semplici rispetto ai prodotti di investimento e al rapporto con gli istituti), effettuato a marzo scorso prendendo in considerazione un campione di 2mila famiglie e 4.200 individui. Scopo dell’indagine era fornire una valutazione, il più possibile veritiera, dell’Indice di Cultura Finanziaria nel BelPaese, un indicatore sintetico che è stato elaborato da The European House-Ambrosetti per valutare la preparazione in ambito finanziario attraverso un giudizio in una scala da 1 a 10.
Gli italiani si sono meritati un “bel” (punti di vista…) 4,3. Ossia un’insufficieza molto grave, ma se non altro non più grave tanto quanto era stata nel 2008, quando il punteggio complessivo era risultato essere di 3,5: da orecchie d’asino, sberleffi e compiti a casa… La situazione, insomma, sta migliorando, oseremmo aggiungere in maniera sensibile. Però deve far riflettere il dato, secondo cui gli italiani sanno poco di quello che investono, e di come lo investono: se la crisi economica è stata soprattutto una crisi da eccesso di fiducia, la nostra buonafede potrebbe un giorno rivelarsi fatale per l’economia familiare di molti. Proprio come era capitato all’epoca dei crac Parmalat e Cirio…