Tra i più giovani si sta diffondendo l’utilizzo della carta prepagata e ricaricabile. Per un ragazzo (o una ragazza) è l’ideale, così come può esserlo per i loro genitori: il pericolo del furto è ridotto, o comunque deve soggiacere all’inserimento di un PIN affinché si possa realizzare il prelievo presso uno sportello automatico; la disponibilità di denaro può essere elevata, così che non si esponga l’utente alla figuraccia di non avere abbastanza soldi, ma limitata, in modo che la spesa non ecceda certi parametri imposti dalla famiglia (o che sarebbe bene la famiglia imponesse…); qualche istituto ha pensato persino all’accredito periodico di una paghetta, così da omologare sempre più carta magnetica e salvadanaio…
Qualcuno, poi, ha pensato che certe funzioni potrebbero non bastare, oppure che al giovane siano necessari anche alcuni strumenti di bancarizzazione in embrione, tali da consentirgli di sapere dove accreditare il primo stipendio se svolge qualche lavoretto piuttosto che fare la prima spesa importante (motorino o automobile, per esempio). È così che è nato Conto inTasca, “l’alternativa al conto corrente che sta dentro una carta ed è gratis per sempre” come dice Credito Valtellinese, che propone questa soluzione. Non c’è costo di attivazione né canone, e la promessa è che non ci saranno mai.
C’è però un luogo, molto simile al conto corrente se non per il fatto che non ha costi né remunerazione, dove accreditare lo stipendio, domiciliare le utenze (per un giovane potrebbe essere il conto telefonico), fare e ricevere bonifici utilizzando un IBAN che comunque la carta possiede, pagare e prelevare in tutto il mondo, effettuare acquisti su internet così come nei negozi abilitati. Esiste insomma un prodotto che nasce come ricaricabile ma conta di evolversi fino a diventare il primo strumento di accesso per un ragazzo alla banca, dove gioco-forza sarà costretto ad entrare nel momento in cui deciderà di costruire una propria famiglia e troverà un lavoro non solo saltuario.