Il Consiglio Direttivo della Bce considera “adeguato” l’attuale tasso di interesse, con aspettative di una crescita “moderata” dell’inflazione nel medio termine “grazie alle basse pressioni sui prezzi a livello nazionale”, il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet, incontrando la stampa dopo la riunione mensile del Consiglio Direttivo, spiega così la decisione di Francoforte di lasciare invariati i tassi. Per il Consiglio Direttivo, ha detto Trichet, “i rischi per la ripresa economica sembrano leggermente in calo, anche se resta l’incertezza”. A dare fiducia “i risultati del commercio mondiale migliori del previsto, che favoriscono l’export dell’eurozona”.
Per il capo della Bce, invece, “a preoccupare sono le nuove tensioni sui mercati finanziari” e “l’incertezza sulle prospettive di crescita in altri paesi avanzati e a livello globale”. Quanto alle prospettive sull’inflazione, Trichet ha affermato che ad agosto il tasso annuale è stato dell’1,6 %, in calo rispetto all’1,7 % di luglio, ma per i prossimi mesi si attendono leggeri aumenti. Quanto al prossimo anno, per Trichet l’inflazione dovrebbe rimanere “moderata” in linea – nel medio e lungo termine – con gli obiettivi del Consiglio Direttivo, di restare al di sotto del 2 %.
Parlando poi dei conti pubblici dei paesi dell’euro Trichet ha sottolineato come “lo sviluppo delle politiche fiscali nell’euroarea sembra in linea con le aspettative” ma in alcuni paesi “l’ambiente macroecomico più favorevole del previsto dovrebbe essere sfruttato per compiere progressi maggiori sul fronte del consolidamento” dei conti. Trichet ha poi invitato “quei paesi che, invece, devono ancora adottare misure supplementari per raggiungere gli obiettivi previsti a farlo il più rapidamente possibile”. Si tratta, ha spiegato il presidente della Bce, “di un pre-requisito per mantenere la fiducia nella credibilità degli obiettivi fiscali”. In particolare, ha concluso Trichet, “servono riforme ampie soprattutto in quei paesi che in passato hanno sperimentato perdita di competitività o hanno grandi deficit fiscali e della bilancia commerciale”.
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