Riferiamo in ritardo, ma non avremmo potuto non riferire: del resto, ci sono esigenze di urgenza che mal si posano con la contemporaneità della successione di notizie, ma il blog ha il vantaggio di consentire a chi scrive (così come a chi legge) un commento rispetto all’argomento del giorno. Ebbene, rintracciate le dichiarazioni del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, rilasciate a Seul in occasione della conferenza del Financial Stability Board di cui lo stesso è presidente, non avremmo potuto non darne conto. Anche perché, a fronte di una situazione dove i “corvacci” del malaugurio sono sempre all’opera, l’analisi serena di un’istituzione super partes può aiutare a capire la situazione.
Che non sembra essere così drammatica, anzi lascia spazio a un quadro economico di “cautissimo ottimismo, pur con la consapevolezza dell’esistenza di rischi”. Non potendo parlare di Italia in senso stretto, bensì di “blocchi” continentali, Draghi ha rilevato che in Europa resta un gap tra le potenze economiche tradizionali e quelle del Sud: in particolare, tra le prime il modello “vincente” è parso essere quello della Germania; le riforme varate da Berlino in merito a lavoro e fisco hanno permesso la crescita tedesca.
”La ripresa c’è: è una ripresa – ha argomentato Draghi – trainata dalla domanda mondiale, e che comincia a essere sostenuta dalla crescita dei consumi e degli investimenti in Germania, ma è una crescita che nel resto di Eurolandia non è sostenuta ed equilibrata. E’ fragile, esposta ai rischi che riguardano la domanda mondiale, in particolare provenienti dall’economia Usa e da un possibile rallentamento della Cina”. Draghi ha incassato anche il placet di Confindustria per bocca del suo Direttore Generale, Giampaolo Galli: “per stare tutti nell’euro siamo tutti costretti a essere più simili alla Germania”, aumentando la produttività e tentando una strada di riduzione di debito e disavanzo pubblico.