Un blitz, quasi in stile “teste di cuoio”: al termine di un lungo corteggiamento di Banca Popolare di Milano e di qualche abboccamento di Banca Popolare di Vicenza, è stato il proverbiale “terzo” che si inserisce tra i due litiganti, incomodo, a godere. E che gran bel terzo: un vero cannibale del mercato del credito italiano, visto che stiamo comunque parlando di uno dei due gruppi di riferimento per il risparmio: Banca Intesa-SanPaolo (l’altro è UniCredit). Il gruppo “Milanotorinese” si è accaparrato venerdì scorso la quota di maggioranza di Banca Monte Parma, mettendo sul piatto 159 milioni di euro e prenotando un aumento di capitale pro quota da 75 milioni di euro, segno di un rilancio in grande stile.
E mentre gli sconfitti non ci stanno, accusando il vincitore di scarso fair play (Imi, che è stata advisor di Banca Monte Parma nella ricerca del partner strategico, è comunque una controllata di Intesa-SanPaolo quindi tacciabile di conflitto di interessi e “inside operating”), Corrado Passera, amministratore delegato, ha definito quella dei suoi “una bella prova di efficienza, dal momento che abbiamo messo a punto tutto nei tre giorni successivi alla fine della partita per BPM”. Intesa-SanPaolo torna, dunque, a Parma, provincia da cui “siamo dovuti uscire per ragioni storiche” (la cessione di Cariparma a Credit Agricole in cambio dell’ok alle nozze con l’ex SanPaolo, che ha dato vita al grande gruppo) salvo rientrare in grande stile.
Ma le strategie del gruppo non si esauriscono di certo qui, anzi guardano con interesse al ridimensionamento che sta progettando UniCredit nell’Europa dell’Est, regione in cui è tutt’ora egemone: “Quando ci sono delle opportunità le valutiamo”, ha dichiarato Passera, confermando nella sostanza quelle voci, provenienti dagli analisti, secondo le quali è effettivamente allo studio un piano di riassetto strategico dopo l’uscita di scena del suo collega Alessandro Profumo.