La crisi italiana non sembra imminente, ma quantomeno non possiamo nasconderci che sia latente. Il nostro Paese, al contrario di altri, ha un debito pubblico molto elevato ed uno privato (scaturisce dalla somma dei debiti di tutte le famiglie) decisamente basso; questo ci mette al riparo da possibili speculazioni dei mercati e da rischi come quelli che ha corso (finendo sconfitta) la Grecia o che sta correndo l’Irlanda, ma non ci autorizza a dormire sonni tranquilli perché per arrivare alla riduzione del debito pubblico (e al “pareggio di bilancio” che l’Europa ci chiede per il 2014) potremmo dover passare attraverso una contrazione del welfare che si tradurrà in maggiori spese a carico della famiglie, e quindi in erosione della loro capacità di risparmio.
Una capacità che, complici anche la contrazione del mercato del lavoro e la drammatica riduzione degli stipendi, sta decisamente venendo meno già sin d’ora; il tutto mentre non è detto che gli italiani siano pronti a fronteggiare questo cambiamento di rotta che si potrebbe tradurre anche in una rivoluzione degli stili di vita dagli esiti imprevedibili (non per questo assolutamente negativi, ma non è detto nemmeno che la svolta sia migliorativa). Comunque, proviamo ad andare ai dati per darvi una dimensione del fenomeno:
Adusbef e Federconsumatori stimano in 30,6 i miliardi di euro risparmiati dagli italiani nel 2010; il numero è enorme, ma decisamente meno rilevante rispetto ai 55,4 miliardi che le formichine del BelPaese erano riuscite a mettere da parte nel 2008, per l’esattezza un 44% meno rilevante. Ciò significa che in Italia il risparmio delle famiglie si è quasi dimezzato con la crisi, tanto che ogni famiglia si è trovata ad essere più povera (o per minori entrate, o a causa di maggiori spese) di 1.168 euro. Se pensiamo poi che nel 2002 erano stati risparmiati 95 miliardi, la dimensione della novità è presto spiegata…
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