Le norme europee sul meccanismo di risoluzione delle banche e degli istituti di credito sono state approvate a maggioranza al fine di completare il processo di unificazione bancaria, con il quale viene spostato sul settore privato l'onere di gestire in maniera ordinata l'eventuale fallimento degli istituti.
Il Parlamento Europeo ha da poco approvato il quadro delle norme relative al meccanismo di risanamento e risoluzione degli istituiti di credito, secondo quanto previsto dalla direttiva di cui si discute da diversi mesi. Le norme prevedono che nel caso in cui una banca entri in crisi o abbia necessità di un risanamento siano in primo luogo i beneficiari dei profitti a subire le conseguenze, ovvero gli azionisti e i possessori di obbligazioni. Questo voto di Bruxelles arriva in seguito agli accordi raggiunti con i diversi stati che compongono l’Unione Europea.
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Le norme europee sul meccanismo di risoluzione delle banche e degli istituti di credito sono state approvate a maggioranza al fine di completare il processo di unificazione bancaria, con il quale viene spostato sul settore privato l’onere di gestire in maniera ordinata l’eventuale fallimento degli istituti, e di risanare in maniera equa attraverso l’intervento di azionisti e creditori. E una volta che è stato definito il quadro delle norme europee per la vigilanza sugli istituti di credito, toccherà al Consiglio europeo adottare i testi della riforma dal punto di vista formale.
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Sono tre in particolare le misure previste dal meccanismo di risoluzione bancaria, ma i rischi di fallimento non si applicheranno ci depositi protetti dal sistema di garanzia per somme che arrivano fino a 100 mila euro, ai finanziamenti interbancari a breve termine o ai crediti vantati dalle clearing house dei sistemi di pagamento e di regolazione, agli asset dei clienti o alle passività. Il alcuni casi, inoltre, del tutto eccezionali, le autorità possono decidere di escludere alcune passività per assicurare la continuità dei servizi essenziali della banca.