L'Europa in questo periodo è particolarmente afflitta da un generale rallentamento dei prezzi, le cui cause devono essere individuate nel rallentamento globale dei prezzi delle materie prime. Ma una soluzione potrebbe venire dall'indebolimento dell'euro sul dollaro.
Secondo molti analisti internazionali la Banca Centrale Europea, BCE, in seguito alla riunione del consiglio direttivo che avrà luogo il prossimo 5 giungo 2014, dovrà rivedere da vicino il tipo di misure adottate contro i grandi mali che ad oggi affliggono l’economia del Vecchio Continente, come la deflazione e la mancata crescita dei consumi nonostante una timida ripresa, perché quelle che si propone di utilizzare potrebbero essere insufficienti a rovesciare la situazione.
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L’Europa in questo periodo è particolarmente afflitta da un generale rallentamento dei prezzi, le cui cause devono essere individuate nel rallentamento globale dei prezzi delle materie prime, tra cui, primo fra tutte il petrolio. E il Fondo Monetario Internazionale ha previsto un ulteriore abbassamento del costo di queste risorse nei prossimi mesi.
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In tale situazione, quindi, si sono espressi anche gli analisti della banca americana Morgan Stanley, i quali hanno previsto che la BCE, una volta esaurito l’effetto delle misure adottate fino a questo momento, come il taglio dei tassi e le decisioni sulla liquidità, comprerà titoli di stato USA. Già una decina di anni fa, infatti, la BCE ha compiuto una operazione simile al fine di rafforzare l’euro, anche se ora si tratterebbe di sortire l’effetto contrario, cioè quello di indebolirlo.
L’euro si trova oggi ad 1,36 sul dollaro e un suo indebolimento avrebbe l’effetto di abbassare il prezzo delle materie prime in euro, facendo procedere l’inflazione e abbasserebbe i prezzi delle esportazioni, circostanza utile per molti paesi in ripresa.