La fine del segreto bancario si configura già da ora come un duro colpo alle possibilità di evasione fiscale, attraverso l'introduzione di un metodo generalizzato e automatico di lotta agli evasori.
A partire dal mese di maggio il segreto bancario in Europa è diventato una realtà sempre più destinata alla decadenza. Già in quell’occasione, infatti, l’OCSE si era dimostrato a favore dello scambio automatico delle informazioni bancarie e finanziarie da parte dei paesi aderenti, tra cui la piccola confederazione elvetica, baluardo di tale prassi.
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E’ stato firmato in quella circostanza l’accorso che prevede uno scambio dei dati non solo tra i 34 paesi che appartengono all’organizzazione, ma anche tra altri 13 paesi, normalmente considerati per diversi motivi piccoli paradisi fiscali della finanza. Tra questi vi sono infatti Malesia, Singapore, Indonesia, Brasile, Argentina e Cina.
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La fine del segreto bancario si configura già da ora come un duro colpo alle possibilità di evasione fiscale, attraverso l’introduzione di un metodo generalizzato e automatico di lotta agli evasori. Anche in Svizzera l’annuncio della fine del segreto bancario ha comunque ottenuto una parte di appoggio, soprattutto da chi, negli anni, si è sempre imposto alle pratiche di riciclaggio del denaro.
In questo periodo, quindi, l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, è quindi sul punto di approvare in via del tutto ufficiale, l’accordo firmato nei mesi scorsi, in modo tale da affrettare la fine del segreto bancario in Europa e in alcuni altri paesi del mondo, attraverso l’introduzione di nuovi standard che prevedono lo scambio automatico delle informazioni finanziarie tra i paesi aderenti, informazioni che saranno utilizzate solo dal punto di vista fiscale.