In questo contesto, la soluzione del quantitative easing si configura come una mossa più incisiva del taglio dei tassi dei prestiti, che sono già prossimi allo zero, ovvero quella della creazione di moneta.
Il quantitative easing da poco varato dalla Banca Centrale Europea è uno strumento alternativo ad altre tecniche convenzionali che mirano a far risalire l’ inflazione, come quelle del taglio progressivo dei tassi di interesse richiesti sui prestiti che vengono praticati alle grandi banche nazionali, di norma utilizzati per raggiungere uno degli obiettivi statutari della BCE stessa, che prevede la risaliva del tasso di inflazione vicino al 2 per cento.
> La BCE decide per il quantitative easing
Nell’ area euro, infatti, l’ inflazione è in frenata dal 2012 e non accenna a risalire oltre la soglia dell’ 1 per cento, arrivando a toccare anche livelli negativi come nel mese di dicembre 2014, quando il tasso ha raggiunto il valore dello 0,2 per cento.
In questo contesto, la soluzione del quantitative easing si configura come una mossa più incisiva del taglio dei tassi dei prestiti, che sono già prossimi allo zero, ovvero quella della creazione di moneta.
Una maggiore quantità di moneta in circolazione, e cioè i previsti 3000 miliardi al posto dei 2000 soliti, dovrebbe contribuire ad alzare il prezzo dei beni di consumo.
> Cosa prevede il quantitative easing della BCE
A sostenere questa tesi contribuisce anche l’ esperienza della FED, la banca centrale americana, che dal 2008 ad oggi ha immesso liquidità nel sistema per circa 4500 miliardi di dollari.
Inoltre questa manovra in America ha ridotto i tassi a lungo termine, ovvero i costi dei debiti e ha fatto progressivamente diminuire i tassi dei titoli a luogo termine, che vengono comprati. Chi vende i bond alla banca centrale è poi portato a reinvestire i proventi con l’ acquisto di altri titoli sul mercato. O ancora, un tipico effetto del quantitative easing può essere la svalutazione della moneta e la ripresa dell’ export.