Conti cointestati, via libera ai controlli dell'Agenzia delle Entrate dopo la sentenza della Corte di Cassazione. Ecco cosa tenere a mente.
Il nuovo 730 fa davvero le pulci al patrimonio degli italiani e questo vuol dire che i contribuenti devono mettere a disposizione dell’amministrazione tributaria tutte le informazioni sui loro conti e sui loro redditi. In questo modo è autorizzato anche il controllo sui conti cointestati.
L’Agenzia delle Entrate ha espresso la necessità di fare controlli a tappeto sul patrimonio degli italiani e questo vuol dire che deve avere accesso ai conti dei cittadini, anche a quelli cointestati. In ogni tipo di strumento per l’accumulo dei risparmi, atto a ricevere versamenti, ci potrebbe infatti essere l’ombra dell’evasione.
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Naturalmente quando si tratta di controlli l’Agenzia delle Entrate parte dal presupposto che ci siano degli evasori e con i controlli effettuati mira a ricredersi oppure chiede al cittadino contribuente di darle una mano a cambiare idea. Le transazioni e i giri di denaro effettuati tramite i conti dimostrano spesso le incongruenza tra i redditi dichiarati e quelli disponibili.
Chi evade le tasse o dichiara meno del dovuto, lo fa servendosi di prestanome oppure, nel caso dei conti correnti, sfrutta la cointestazione del conto con il coniuge oppure con un parente prossimo. Da qui l’accanimento dei controlli anche su queste tipologie di prodotti finanziari.
La sentenza numero 9362 dell’8 maggio 2015 della Corte di Cassazione ha sancito che l’Agenzia delle Entrate ha il diritto – in virtù del suo lavoro – di controllare i conti correnti dei familiari del soggetto su cui sta effettuando controlli qualora ne sentisse l’esigenza, senza alcun permesso da parte di questi. Il Fisco si occuperà di verificare l’origine dei soldi se a possederli in gran quantità saranno le fasce deboli della popolazione.