Nei periodi di crisi, ma non solo, può capitare l'esigenza di vendere un proprio immobile per avere la liquidità necessaria per pagare i propri debiti.
Nei periodi di crisi, ma non solo, può capitare l’esigenza di vendere un proprio immobile per avere la liquidità necessaria per pagare i propri debiti. In questi casi, l’immobile è spesso una garanzia per la banca o il creditore privato, per concedere ulteriori proroghe sui pagamenti. Ma cosa fare quando l’immobile di nostra proprietà è stato dato in comodato d’uso? In questi casi, la vendita dell’immobile è prevalente sul comodato, secondo l’ordinanza della Cassazione no. 7007/2017, che ha stabilito come il contratto di comodato d’uso, anteriore alla vendita dell’immobile, non può rappresentare un’opposizione ai diritti del nuovo proprietario. Questo, di riflesso, facilita la vendita degli immobili sotto contratto di comodato d’uso, spesso evitati dagli acquirenti proprio per problematiche che possono nascere con gli inquilini. Questa nuova sentenza stabilisce quindi che il comodatario deve lasciare l’immobile su richiesta del nuovo proprietario. Infatti, per la Cassazione, al comodato non possono essere applicate le norme sulla locazione, che invece garantiscono l’affittuario anche in caso di vendita dell’immobile. Questo perché, sempre secondo la Corte, il comodato, diversamente dall’affitto, è un contratto gratuito, in quanto non vi è corrisposto un affitto o corrispettivo, salvo fatto quando espressamente dichiarato sul contratto. Inoltre, con il comodato, il comodatario acquisisce un diritto personale e non di proprietà. Questa nuova sentenza può essere dunque riportata nel caso di vendite o necessità di garanzie verso i creditori.