La crisi della banche è costata circa 61 miliardi di euro, per quelle italiane, e di questi, circa un terzo sono stati pagati dallo stato, e quindi dagli italiani. Ed è probabile che i costi siano stati anche più alti, visto che da questi conti sono stati esclusi i crediti d’imposta, le erogazioni mancate, i costi sociali, gli esuberi ed altro. Si tratta di tre anni da incubo per azionisti, obbligazionisti e contribuenti. Le prime due categorie hanno pagato senza ricorrere al Fondo interbancario e al Fondo Atlante.
Consob e Banca d’Italia poi, hanno permesso il rischio di nuove azioni e bond, che evidentemente non ha pagato, tanto che molte banche sono state spazzate via dalla crisi, e oggi rimangono solo 115 gruppi in Italia, a fare banca. La crisi 2015-2017 deve ora servire da lezione, e la BCE ha appena pubblicato il paper consultivo che si tradurrà in nuove regole sui crediti deteriorati, che però faranno crescere i costi del credito del 10%.
Quindi il denaro a basso costo potrebbe essere presto solo un ricordo, e le banche in questi giorni stanno vivendo la loro crisi azionaria, con i titoli tutti al ribasso fino al 5%. Questo sarà un nuovo pasaggio critico per le banche, che dovranno riformarsi per sopravvivere. È probabile che si assisterà a nuove acquisizioni e nuove fusioni dunque, con alcuni piccoli gruppi ancora in crisi di bilancio, come le popolari di Sondrio e Bari da riformare.