L’affaire banche venete entra nella fase delle polemiche in commissione d’inchiesta parlamentare, e a dirsele senza tanti giri di parole sono le due istituzioni finanziarie generalmente più calme e pacate: Consob e Bankitalia. L’Autorità di vigilanza della Borsa ha infatti accusato la banca centrale di scarsa vigilanza verso le due banche, e dopo l’audizione del capo vigilanza di Banca d’Italia della settimana scorsa, è la volta del Dg Consob Angelo Apponi, che affonda un colpo a Barbagallo. L’accusa è quella di non aver segnalato e di aver dato informazioni incomplete all’autorità in occasione del bilancio 2013 di Veneto Banca, in particolare sull’aumento di capitale.
Secondo Apponi, in audizione alla commissione: “Ci viene detto che il prezzo era alto” – ma poi, nel verbale di ispezione del 2015 – “la metodologia di calcolo del prezzo era irrazionale e c’erano sono dei vizi. L’informazione è significativamente diversa”. Sulla Banca Popolare di Vicenza invece, Apponi segnala come la Consob non abbia ricevuto “alcuna informazione da parte di Bankitalia sul prezzo”.
Nel confronto tra Bankitalia e Consob insomma, le maggiori contraddizioni sono proprio sul prezzo degli aumenti di capitale, che secondo l’Autorità della Borsa, Bankitalia avrebbe ignorato. Al termine del 2014 la Consob ricevette molti più esposti sulle banche venete.
Intanto è polemica anche sull’opzione di secretazione delle audizioni.