La reversibilità pensioni è una delle caratteristiche principali del nostro sistema pensionastico. A dirlo sono i dati dell’Ocse, perché secondo le statistiche, l’Italia è il paese che più spende in questo settore. Il Pension Outlook 2018 dell’Ocse ci dice che il 2,6% è destinato alle pensioni di reversibilità.
I dati
L’Italia condivide questo primato con la Grecia (2,6%), mentre la Spagna segue con il 2,3%. Poi c’è la Danimarca con il 2,0% di Pil, che però ha un sistema interamente privato.
Si tratta di 42 miliardi di euro che vengono versati a 4,4 milioni di parenti di pensionati deceduti. Si tratta di un sesto delle pensioni totali. Sul Pil, le pensioni pesano per il 15,2%, ovvero il doppio della media dell’Ocse. Le pensioni di reversibilità sono molto comuni in tanti paesi, soprattutto mediterranei, mentre quelli anglosassoni non le contempano. Tra l’altro sono quelli che spendono di meno per le pensioni, come la Nuova Zelanda (0,1% del Pil), il Regno Unito (0,2%) o il Canada (0,2%).
L’Italia è al primo posto in quanto i suoi regolamenti consentono molte richieste. A partire dal fattore età, che non prevede un limite per il coniuge, come in altri paesi.
L’Italia però è anche prima per i contributi obbligatori al sistema pensionistico. Questo facilita l’erogazione delle pensioni di reversibilità, con un’aliquota del 33% per un lavoratore. Poi l’Ungheria con il 31%, la Spagna con il 28%, la Francia al 25,4% e la Germania al 18,7%.