Sta girando molto, in questi ultimi tempi, la truffa dell’assegno via Whatsapp. Consiste nel farsi inviare la foto di un assegno compilato tramite la famosa app, per poi stamparla e incassarla in banca. È una truffa molto usata nella compravendita di auto usate, almeno da un paio di anni.
Come funziona la truffa
La truffa è molto semplice. Un venditore chiede all’acquirente la foto dell’assegno per bloccare l’auto, e una volta ricevuto, la stampa in alta definizione, facendo affidamento su qualche impiegato di banca complice o distratto.
A raccontarlo il Movimento difesa del cittadino (Mdc). Le auto sono messe online, e poi trattate per telefono. L’assegno è l’unico metodo di pagamento accettato dal truffatore, che chiede appunto la foto per non far scappare l’occasione di un prezzo conveniente (naturalmente perché ci sono altri acquirenti pronti a mandare almeno la foto per bloccare l’auto).
La stampa in alta definizione non è garanzia di incasso, ma a quanto sembra, molti di questi finti assegni riescono ad essere incassati. Naturalmente il truffatore non risponderà più al telefono, e il malcapitato si troverà l’esatto ammontare dell’assegno incassato dal suo conto in banca.
Certo, è essenziale che il dipendente dello sportello in banca sia complice oppure negligente. Basterebbe infatti utilizzare gli strumenti anticontraffazione, come la lampada di Wood (quella con la luce blu) oppure verificare l’esistenza della filigrana e dei coriandoli.
Bisogna fare molta attenzione alla truffa, perché se è vero che la banca è negligente, la Cassazione ha però stabilito una responsabilità, al 50%, anche da parte del correntista.