Bce riduce i tassi, ma la prudenza è d’obbligo

di Daniele Pace Commenta


Nel corso della riunione che è andata in scena il 6 giugno scorso, la Bce ha preso la decisione di dare un taglio di 25 punti base ai tassi. Stiamo facendo riferimento al primo intervento dal 2019 ad oggi, in seguito a ben nove aumenti di fila. Un trend che era strettamente legato a una politica monetaria il più possibile di contenimento rispetto all’inflazione. Quest’ultima, al momento, si aggira al 2% nei Paesi membri. Una scelta che chiaramente si ripercuote in maniera positiva sulle famiglie. E gli effetti si avvertiranno anche in riferimento ai mutui, anche se chiaramente con delle diversità in relazione al tipo di mutuo che è stato sottoscritto ai tempi con l’istituto bancario. Proviamo a capire meglio come tale mossa andrà a riflettersi sulla rata mensile che viene pagata da chi ha sottoscritto un mutuo.

La Lagarde ha volutamente messo in evidenza come l’approccio adottato dalla Bce sarà decisamente prudente, con una politica monetaria che non smetterà di essere decisamente restrittiva. Tutto questo può rappresentare inevitabilmente un freno ai vari investimenti, ma è chiaro che pure le famiglie dovranno soppesare questa decisione. Una scelta che è avvenuta in un contesto in cui il trend, da nove mesi a questa parte, vede i tassi stabili e l’inflazione che si è ridotta dal 5,2% al 2,6%. In poche parole, si è quasi dimezzata. Eppure, da parte della Bce non arrivano segnali positivi da questo punto di vista.

Insomma, il periodo in vista sembra essere quello di mantenimento. La Lagarde è stata chiara in tal senso, spedendo anche un netto messaggio a tutti i mercati, sostenendo come non ci sia la possibilità di mettere a disposizione delle indicazioni prospettive in uno scenario che si mantiene contraddistinto da un elevato grado di incertezza. Tutto questo vuol dire, inevitabilmente, restare prudenti, visto che c’è la necessità di acquisire una maggiore mole di dati in riferimento ai salari, ma anche in tema di produttività.

Tenendo conto solamente dei tassi di interesse reali, come ha raccontato la Lagarde nel corso di una recente intervista che è stata rilasciata al Sole 24 Ore, ci troviamo ancora in un territorio di notevole restrizione e la direttiva è quella di rimanerci per tutto il tempo che servirà per poter far tornare l’inflazione al 2%. D’altro canto, siamo in una fase del ciclo di politica monetaria in cui serve sufficiente certezza per poter prendere le decisioni e favorire il processo deflazionistico.