Novità molto importante e imprevista che arriva dalla Cina in riferimento alle politiche monetarie. Infatti, la BPC, Banca Popolare Cinese, ha comunicato in via ufficiale di aver pratico un corposo taglio dei tassi di interesse, il cui obiettivo è quello di garantire un rilancio dell’economia di tutto il Paese.
La BPC ha, di fatto, ridotto non solamente l’indice di riferimento per le imprese e le famiglie a 10 anni, ma anche ha fatto la stessa cosa anche in riferimento al mercato immobiliare a 5 anni di 10 punti base. Si tratta di una scelta, come detto, improvvisa e difficile da pronosticare, ma chiaramente giustificata da uno scenario economico che, in Cina, è a dir poco drammatico.
La Cina, infatti, non ha ripreso il trend di crescita che lo caratterizzava negli anni prima dello scoppio della pandemia. Ed è chiaro che una delle motivazioni principali è legata all’incapacità di trasmettere adeguati stimoli nei confronti della domanda interna. Un ricorso più alto al credito potrebbe certamente andare a favorire degli investimenti maggiori e rendere più semplici le cose a uno dei pochi settori che stanno facendo registrare degli ottimi numeri, ovvero quello dell’export. Detto questo, però, la strategia appena attuata non dovrebbe subire stravolgimenti, dal momento che si continuerà con l’esportazione di grossi volumi di prodotti a basso prezzo.
Per la BPC, la banca che gestisce la valuta in Cina, si è reso necessario ridurre per l’ennesima volta uno tra gli indici di riferimento riguardo ai tassi di interesse del renmibi, ovvero la moneta che si utilizza a Pechino, molto meglio conosciuta come yuan. Stiamo parlando, per chi non lo sapesse, della seconda scelta di politica espansiva che è stata applicata nel giro solamente di tre giorni. In realtà, va a integrare le precedenti misure che avevano riguardato i tassi dei prestiti alle famiglie e alle imprese, ma anche i tassi sui mutui. Il taglio ha avuto ad oggetto qualcosa come 20 punti base rispetto al costo del denaro per quanto riguarda le banche. In generale, però, la situazione è diversa da quella immaginata inizialmente, dal momento che l’economia cinese non sembra rispondere molto bene agli input governativi, crescendo meno rispetto a quelle che erano state le principali stime, anche se chiaramente si tratta di dati che non si possono minimamente confrontare con quelli degli altri Paesi sviluppati. Basti pensare come gli Stati Uniti, nei momenti di migliore boom economico, non riescono a fare meglio di un +2,8%, anche se si tratta di dati da contestualizzare rispetto allo scenario economico attuale.