Ad un anno esatto (le “celebrazioni”, per così dire, si sono svolte lunedì) dal fallimento della banca d’investimento Lehman Brothers, evento simbolo della crisi economica che ha investito le economie del mondo intero ed ancor oggi fa sentire i propri effetti sull’economia reale delle famiglie, è ormai possibile stilare qualche bilancio, seppur provvisorio, delle conseguenze dello tsunami finanziario che ci ha visti tutti coinvolti negli ultimi dodici mesi. Perché non cominciare da “L’uomo nero”, individuato come cattivo per eccellenza, cioè le banche? Ricordiamo bene come i principali istituti italiani, all’epoca della continua crescita della bolla immobiliare (quanto suolo è stato mangiato! Ma questa è un’altra storia), offrissero mutui finanche al 120%. Oggi, questo, sarebbe ancora possibile?
Cominciamo con il dire che, se così fosse, di certo sarebbe molo poco igienico: la crisi dell’economia reale, infatti, è nata proprio dal fatto che molti consumatori hanno potuto vivere al di sopra delle proprie possibilità, spendendo soldi che non avevano e che non potevano neppure restituire. Per questo, vi comunichiamo che i mutui al 120% non esistono più, ma a ben guardare qualche istituto vi offre ancora la possibilità di finanziare per intero il vostro acquisto di immobile. Peccato che il tasso, fisso, si attesti attorno al 6%; peccato che una casa costi, in molte parti d’Italia, anche 200mila €uro; peccato che la rata non possa superare la quota di un terzo dello stipendio del richiedente, che in questo caso specifico, sommariamente delineato, dovrebbe guadagnare ben 3.500 €uro al mese.
Ammesso che questa sia una soglia accettabile, stanno molto peggio i lavoratori – e sono tanti – che da questo stravagante mercato del lavoro che è l’Italia hanno ricevuto in dote un contratto a progetto. Ebbene, qualcuno ha pensato a loro, ma ponendogli sul percorso (già di per sé intricato) che porta all’acquisto di un’abitazione una serie di strangolanti paletti: finanziamenti fino al 70% del valore dell’immobile, solo fino a 200mila €uro, oppure la garanzia di un “punto d’appoggio” rappresentato da un lavoratore “di lungo corso”. Una cosa è certa, il mercato è cambiato: fino al 2007 erano molte le banche che proponevano finanziamenti dell’intero valore; dopo soli due anni, esse sono diminuite del 75%…
Commenti (1)
I commenti sono disabilitati.