Il malato è convalescente: i segnali di ripresa sono notevoli, specie se relazionati alla drammaticità delle condizioni ben evidente solo pochi mesi or sono, ma il timore dei medici che lo hanno in cura è che i medicinali prescritti non sortiscano gli effetti sperati, prolungando a dismisura i tempi del recupero. Un timore condiviso anche dai cari, che dalle sorti del malato vedono dipendere anche le proprie. Il malato in questione è l’economia, i dottori sono economisti banchieri ed autorità mentre i parenti, in questo quadro metaforico, siamo tutti noi consumatori. Certo non può farci piacere leggere che i tassi applicati alle imprese per prestiti a breve termine sono, in Italia, tra i più alti d’Europa: una pessima nuova per chi ha bisogno del credito per continuare a stare in piedi.
Uno studio della CGIA di Mestre non lascia troppo spazio ai dubbi:
Seppur in calo, i tassi di interesse a breve termine applicati alle aziende italiane sono i più alti tra i principali Paesi dell’Area Euro.
Parole e musica, stonata, di Giuseppe Bortolussi, segretario dell’associazione. Si parla di un interesse del 4,06% per prestiti con durata inferiore ad un anno, mentre i nostri vicini di casa francesi possono approfittare di un tasso attestatosi sul livello del 3,05%. Una bella differenza, specie se si considera che ormai il ring ove si confrontano le aziende si chiama Europa, e non è più soltanto limitato ai confini nazionali…
La buona notizia, invece, è per quelle imprese che hanno un progetto forte e credibile da sottoporre agli istituti finanziatori: per richieste di finanziamento superiori ai 5 anni, le banche italiane sono risultate le più virtuose d’Europa, con un interesse del 3,21% contro una media UE vicina al 4 e punte di 4,18% registrate in Germania. Il problema, semmai, risiede nel fatto che l’Italia è il Paese della piccola e media impresa, quindi di quella forma capitalistica che cerca la boccata di ossigeno rappresentato dal prestito a breve termine piuttosto che potersi permettere di pensare sul lungo. Per le PMI, insomma, si preannuncia il perdurare dell’emergenza liquidità.