A causa della stretta creditizia in Italia è stato difficile negli ultimi 12-18 mesi accedere al credito, con la conseguenza che molto spesso l’imprenditore, per evitare di chiudere la propria azienda, ha investito i propri risparmi personali diventando così più povero. Non a caso, la Camera di Commercio di Monza e Brianza ha rilevato come in Lombardia, così come nel resto d’Italia, a causa delle difficoltà e delle restrizioni sull’accesso al credito, gli imprenditori siano stati costretti a mettere mano al portafoglio andando a rafforzare le imprese a livello finanziario con una cifra complessiva pari a 1,5 miliardi di euro. Per quest’anno, l’Ente camerale ha rilevato che quattro imprenditori su dieci della Lombardia si sono rivolti alle banche per chiedere un finanziamento, ma in quasi il 12% dei casi è stata rilevata difficoltà nel poter accedere al credito.
Di riflesso, il titolare di impresa, spesse volte un commerciante, un artigiano, o un libero professionista, si è trovato costretto ogni mese a prelevare una media di 500 euro dai propri risparmi per poter mantenere in vita la propria attività. A farne le spese di questa situazione sono stati chiaramente non solo i titolari di impresa, che sono diventati più poveri, ma anche i dipendenti che si sono trovati senza lavoro.
Al riguardo, infatti, la Camera di Commercio di Monza e Brianza ha rilevato che con la crisi, prima finanziaria, poi economica, il 20% delle imprese italiane, ovverosia una su cinque, ha ridotto il personale. E così, con le difficoltà congiunturali, se prima l’impresa in Italia aveva una media di addetti pari a quattro, adesso siamo scesi a 3,5%; il saldo negativo ha generato il forte aumento della disoccupazione che ha interessato e sta interessando, senza alcuna distinzione, sia gli uomini, sia le donne. E l’impresa italiana, già prima della crisi piccola e micro nella maggioranza dei casi, adesso è diventata ancora più piccola.