L’idea viene dagli Stati Uniti d’America, anzi dal Presidente dei suddetti USA, Barack Obama. Arriva da tanto lontano, ma a quanto pare ha raccolto consensi anche qui se è vero – come è vero – che l’Aula del Senato, con il placet di Governo e relatore, ha approvato in questi giorni il subemendamento del senatore IDV, Elio Lannutti, all’emendamento del Governo sugli stipendi pubblici dei dirigenti. La norma stabilisce un tetto per gli stipendi dei manager di banche e società quotate, che non dovranno superare gli stipendi dei parlamentari, e stabilisce il divieto di stock option per i manager delle banche.
Il subemendamento Lannutti prevede in particolare che “Il trattamento economico omnicomprensivo dei componenti dell’organo di amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche di banche ed istituti di credito, nonché delle società quotate, non può superare il trattamento annuo lordo spettante ai membri del Parlamento”. Sul fronte delle stock option si fa invece riferimento ai soli manager delle banche, prevedendo che “I sistemi retributivi degli amministratori e dei membri del Consiglio d’amministrazione degli istituti di credito non debbano essere in contrasto con le politiche di prudente gestione del rischio della banca e con le sue strategie di lungo periodo, stabilendo altresì il divieto di includere le stock option”.
Ora: ricordate il celeberrimo commento del ragionier Ugo Fantozzi al film “La corazzata Potemkin”? Il Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, pur nel rispetto del linguaggio che il ruolo che ricopre richiede, ha commentato la misura in maniera molto simile a quella usata dall’illustre predecessore: “E’ una fesseria totale che va eliminata al più presto. Non ha alcun senso – ha aggiunto – perché sono manager delle aziende private. La trasparenza va bene, ma le aziende quotate hanno già questo obbligo e quindi si dice una cosa che già esiste. Mi auguro che sia stata una svista”
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