La Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha approvato la riforma per l’assegno di divorzio, che ora passerà alla Camera per il dibattito. Nei 17 anni che vanno dal 1990 al 2017, l’assegno doveva garantire il mantenimento del tenore di vita. Poi, per il biennio successivo, garantiva l’autosufficienza del coniuge, per poi passare al concetto di compensazione dei sacrifici di coppia.
La nuova legge
Con l’approvazione della Commissione Giustizia, si è passati dal concetto di riequilibrio della disparità tra i coniugi a causa del divorzio ad un nuovo concetto. Sarà la situazione al momento della separazione a dare l’indirizzo al tribunale. Conteranno età, reddito, patrimonio, formazione professionale, occupazione, e tempo per i figli a determinare l’entità dell’assegno. Il comportamento durante il matrimonio non è più oggetto dell’interesse. Non potrà essere richiesto se ci si risposa, come da sentenze già applicate.
Certamente l’assegno di divorzio doveva subire dei cambiamenti dal vecchio concetto di tenore di vita, ma con l’attuale legge si cercava di correggere alcune distorsioni incontrate da chi, magari in difficoltà economiche, doveva dare l’assegno al coniuge che non aveva in realtà necessità, se non quella di evitare di mantenersi.
L’ennesima riforma invece potrebbe riportare la situazione ad un livello di discrezionalità che esulerebbe la difesa degli svantaggiati da un punto di vista economico. Inoltre ci sarebbe disparità da tribunale a tribunale.