Secondo la Cgia di Mestre nel corso del biennio indicato, tra il 2011 e il 2013, i prestiti concessi al settore privato sono calati dell'1,9 per cento mentre quelli concessi al settore produttivo sono stati ridotti dell'8,8 per cento.
Nel corso degli anni che vanno dal 2011 al 2013 le banche italiane hanno concesso l’impressionante cifra di 100 miliardi di prestiti in meno agli italiani. Continua quindi nel nostro paese la morsa del credit crunch che riduce la liquidità a disposizione di famiglie e imprese. Secondo una ricerca realizzata dalla Cgia di Mestre, l’attenta Confederazione degli Artigiani, nel corso degli ultimi due anni le famiglie hanno ricevuto 9,6 miliardi di prestiti in meno e le imprese, categoria molto più colpita, hanno ricevuto 87,6 miliardi di euro in meno.
Trasformando questi dati in percentuali, quindi, si nota che nel corso del biennio indicato, tra il 2011 e il 2013, i prestiti concessi al settore privato sono calati dell’1,9 per cento mentre quelli concessi al settore produttivo sono stati ridotti dell’8,8 per cento.
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Le condizioni della morsa del credito si sono fatte sentire soprattutto al sud Italia, in regioni quali la Campania, la Calabria e l’Abruzzo. Ma tale situazione di riduzione della liquidità a disposizione a causa del credit crunch in unione con l’aumento della disoccupazione non può che favorire il proliferare di possibili fenomeni di usura.
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Le brusche riduzioni nelle erogazioni sono dovute, secondo gli analisti, oltre che alla incipiente crisi economica e ad una certa riduzione della domanda di credito, anche all’aumento delle sofferenze bancarie, i crediti difficili, che nel mese di giugno 2014 sono arrivati a toccare l’impressionante cifra di 168 miliardi di euro. Un vero e proprio record.