Oramai si è perso il conto, ma non è certo un bel segnale. C’è chi dice 111, e noi siamo di questo partito; c’è chi ritocca il dato al ribasso e rilancia: 110! La verità è che se anche fosse vera questa seconda ipotesi, non ci sarebbe lode ma solo infamia in questo dato, relativo al numero delle banche che sono fallite negli Stati Uniti in questo 2010 che ancora ha molto da raccontare. Le ultime due vittime della crisi economica e delle sue spaventose conseguenze sull’economia mondiale sono state Palos Bank e Trust Company: con i fallimenti di questi due istituti, è salito a 111 (o 110 senza lode) vittime il bilancio della carneficina finanziaria innescata nel 2008 con l’evento-simbolo rappresentato dal crack Lehmann Brothers.
Ad impressionare di più non sono, però, questi numeri: del resto nel 2009 le banche fallite erano state 140, anche se è vero che il calendario mette a disposizione dell’economia USA altri quattro mesi per migliorare il nefasto “record”; piuttosto, spaventa la mole enorme di debiti che gravano sulle spalle del bilancio a “Stelle e Strisce”, visto che comunque c’è qualcuno che deve garantire le vittime di questi fallimenti: sono infatti 60 i miliardi di dollari di costo stimato in conseguenza dei fallimenti che fin qui si sono avuti, e ancora si avranno da qui al 2014.
Esistono infatti, e gli americani lo sanno bene, alcune banche che secondo i calcoli della FDIC, l’agenzia federale americana per l’assicurazione dei depositi, stanno pericolosamente vacillando, in attesa che arrivi il refolo di vento sufficiente per spazzarle via. Nel caso delle due banche citate in apertura, Palos Bank e Trust Company, gli asset complessivi delle due società sono valutati 493,4 milioni di dollari, per un costo del crack stimato dalla FDIC, che effettivamente ne pagherà la parte più significativa, in 72 milioni di dollari.
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