Basilea 3. Italia, Germania, Francia e Spagna: le reazioni delle banche alle nuove misure

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Il tempo delle strette di mano, più o meno cordiali e soddisfatte, è già alle spalle: ora le banche devono cominciare a fare i conti con le misure previste dal protocollo d’intesa di “Basilea 3” e con i costi che queste nuove direttive comporteranno a loro carico. Già, perché il risultato di una migliore qualità, ed una maggiore quantità, di capitale di garanzia non può che essere raggiunto attraverso un rimodellamento sostanziale della struttura di ciascun istituto, ed è chiaro che ogni ristrutturazione ha in sé un costo. La prima asticella fissata dai banchieri centrali è stata collocata a fine 2012, quando il nocciolo duro del capitale (common equity) in grado di assorbire le perdite dovrà passare dal 2 al 3,5%, gradino intermedio obbligatorio per arrivare al 4,5% nel 2015.

A questo valore si aggiungerà in maniera progressiva un cuscinetto ulteriore di 2,5%, da utilizzare “alla bisogna” (come cantava Lucio Battisti in “una donna per amico”). Secondo uno studio della Bundesbank, citato da “Der Spiegel”, questo si tradurrebbe per le prime 10 banche tedesche in 50 miliardi di euro di capitale in più che salirebbero a 200 miliardi, secondo il capo del fondo di salvataggio bancario Hannes Rehm, se si consoliderà l’intero sistema finanziario.

La situazione sembra migliore in Francia, dove le banche, già ben ricapitalizzate, dovrebbero fare fronte alle nuove norme con facilità e usando parte dei loro ricavi. In Spagna la situazione appare diversificata: i due giganti Santander e BBVA sono in forma, mentre i più in difficoltà sono gli istituti di dimensioni medie. Ancora diverso il caso italiano: secondo il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, le banche italiane “sono solide e hanno requisiti patrimoniali superiori ai minimi, nella media internazionale e a volte anche meglio”. Il periodo di transizione, comunque, è stato previsto in modo che fosse permesso “a tutti di raggiungere i livelli di patrimonio assicurando al tempo stesso il sostegno alle imprese e all’economia.