Negli Stati Uniti sembrano aver già deciso: il contante, una forma di pagamento che risale ai tempi delle civiltà classiche, deve essere pensionato; al suo posto, ecco il denaro elettronico: più facile da trasportare, più pratico da usare, più subdolo da frodare e anche più semplice da spendere senza capire fino a che punto lo si è fatto. Insomma: il veicolo ideale per la civiltà dei consumi, ancora in cerca di una convinta ripresa. La notizia, infatti, è che il numero di dollari di carta è letteralmente crollato a un nuovo minimo storico l’anno scorso.
I dati ci sicono anche che le banconote da 5 dollari in circolazione sono ai minimi da 30 anni, mentre il dipartimento del Tesoro americano ha addirittura smesso di stampare biglietti da 10 dollari. Colpa dell’inflazione, anche, ma merito soprattutto di queste nuove forme di pagamento che ci piace chiamare carte magnetiche, pur essendo consapevoli di definire così sia il tutto che il niente (di per sé anche le tessere fedeltà dei grandi magazzini e supermercati sono tessere magnetiche, ma di tutt’altra consistenza). Dai dati di cui sopra, il New York Times è giunto a sentenziare che “c’è in atto una tendenza lampante”, secondo la quale il futuro sta nelle carte di credito e nel progressivo abbandono – già iniziato – del contante.
L’economia statunitense, del resto, è un’economia di “bit”, tutta fondata sul virtuale: già nel 1970, quando sono state introdotte le carte di credito, il valore della quantità di moneta circolante era pari al 5 per cento del valore complessivo dell’economia a stelle e strisce; ora siamo al 2,5 per cento dell’attività economica americana. New York si sta attrezzando: nel solo 2010, ben il 36% delle corse dei taxi cittadini sono state pagate con denaro elettronico mentre c’è addirittura un ristorante, il Commerce, che non accetta altro che carte di credito.