Come scoprire se il proprio mutuo è a tasso usura

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Nel corso degli ultimi anni sono moltiplicate le cause indette da privati cittadini e associazioni dei consumatori contro le banche, “ree” di aver applicato dei tassi usura ai mutui dei propri clienti. Ma in che modo poter verificare se il proprio contratto di mutuo è stato contraddistinto da un tasso non legittimo? E cosa fare per poter far valere i propri diritti nei confronti dell’istituto di credito che ha erogato il finanziamento in questione?

Negli scorsi giorni Pronto Consumatore ha pubblicato un vademecum molto utile, che cerchiamo di riassumere in qualche breve consiglio:

  1. è molto importante essere in possesso di una copia originale del contratto di mutuo. Pertanto, quando stipulate un contratto di finanziamento abbiate cura di prendere e conservare tutta la documentazione
  2. se non siete in possesso di una copia del contratto di mutuo, potete comunque richiederle alla banca o al notaio rogante
  3. analizzare il tasso. Di norma il contratto di mutuo dedica uno o due articoli a spiegare in che modo si forma il tasso, andando a specificar quelli che sono i parametri base di partenza (es. IRS per i mutui a tasso fisso, Euribor per quelli a tasso variabile), e lo spread applicato dalla banca
  4. confrontare il tasso con i c.d. “tassi soglia
  5. se il tasso di interesse indicato nel contratto di mutuo è superiore al tasso soglia (oltre il quale si verifica la condizione di usura), potete inviare una formale diffida all’istituto di credito, chiedendo l’applicazione di quanto stabilito dalla Corte di Cassazione (che stabilisce che quando si applicano tassi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi)
  6. se la banca non adempie alla vostra richiesta, potete far effettuare una perizia sull’intero rapporto bancario, finalizzata a scoprire l’entità del risarcimento che potete domandare all’istituto di credito.

Considerata la complessità delle ultime fasi, vi consigliamo comunque di domandare una specifica consulenza a un esperto contabile (es. commercialista) o a un’associazione dei consumatori.