Ministri delle finanze e Commissione europea stanno cercando di mettere a punto, a partire dallo scorso lunedì, la prima significativa modifica al Patto di Stabilità e di Crescita da che è stato introdotto nel Vecchio Continente l’utilizzo della moneta unica, il tanto chiacchierato Euro. La tabella di marcia ha visto in programma una riunione straordinaria della task force dei ministri finanziari lunedì scorso, presieduta da Herman Van Rompuy (in quanto presidente UE) e cui ha partecipato, per l’Italia, il ministro Giulio Tremonti).
Il giorno cruciale rimane oggi, dal momento che i ministri dell’area Euro dovranno cercare un accordo con la Commissione europea in merito a debito pubblico e sanzioni a carico di chi non sia stato in grado di mantenere i conti pubblici in ordine: sul tavolo la proposta della Commissione, ma attenzione al fuoco incrociato di ministri che cercheranno di far valere la posizione del proprio Paese (per l’Italia, ad esempio, resta viva la speranza di far valere la composizione del debito pubblico e privato nel loro complesso, misura che ci catapulterebbe in un attimo a livello della media europea mentre con il solo debito pubblico siamo maglia nera degl gruppo).
Giovedì e venerdì, il Consiglio informale dell’Ecofin cercherà di trovare una sintesi tra le idee in campo, con l’obiettivo di portare sul tavolo del Vertice UE di ottobre una proposta definitiva. Se approvata dai leader dei 27, la bozza entrerà in vigore già a partire dal gennaio del prossimo anno, dunque tra pochi mesi. A preoccupare l’Italia, come già accennato, è la stretta sul debito pubblico: le nuove regole dovrebbero infatti stabilire una riduzione di almeno un ventesimo l’anno del rapporto debito/PIL con l’obiettivo di rientrare verso la soglia del 60%. Per Roma, questo potrebbe significare l’obbligo di destinare somme ingenti (c’è chi dice il 3% del PIL annuo, un importo vicino a quelo di una manovra finanziaria) ad una riduzione del debito che ad oggi è pari al 118% del Prodotto interno lordo.
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