Italia terza nelle classifiche OCSE per pressione fiscale (senza contare il peso del sommerso); Italia penultima alla voce “giovani e lavoro”, sempre secondo gli stessi rilevatori; Italia in testa in un’altra classifica che certo è poco edificante: quella del costo del conto corrente. Secondo una denuncia di Adusbef, associazione dei consumatori, il conto corrente costa troppo agli italiani: si parla di una media di -quasi- 300 euro, ossia 4 volte più dei sudditi di Sua Maestà, 3 volte tanto quanto pagano i tedeschi e circa il doppio di quanto richiesto nella vicina Francia. Non sono dati campati per aria o sparate che fanno clamore, bensì Adusbef cita un’autorevole fonte: il primo rapporto del commissario UE al Mercato interno, Barnier.
L’ABI si difende, citando fonti di Bankitalia secondo le quali il prezzo italiano di un conto corrente è di 114 euro in media. In effetti, la forbice tra le due posizioni è molto ampia; ABI contesta le modalità di calcolo e ricorda che le nazioni apparentemente più virtuose sembrano anche essere quelle che con la loro faciloneria hanno trascinato l’Europa sulla strada di una crisi di proporzioni gigantesche, mentre dall’altra parte si snocciolano una sequela di valori impressionanti: 295,66 euro di costo annuo ci collocano in testa ad una classifica dove Spagna (211,56), Francia (152,14) e Germania (100,34) stanno molto meglio.
Per non parlare di quanto sia impietoso il raffronto con il costo medio del conto corrente in Olanda, Belgio, Danimarca e -un po’ a sorpresa- Portogallo. Anche se si raffrontano i valori tenendo conto del potere d’acquisto le cose cambiano di poco: sorpasso Lettonia (405,77) e Germania al risparmio (da 100 a 88 euro) mentre altrove le cose rimangono pressoché invariate. Bankitalia dispone di stime molto differenti: secondo queste rilevazioni, in Italia il conto corrente costa 114 euro più 34,2 dell’imposta di bollo, me nel caso di un conto on-line i costi possono scendere a 97 euro.