Chissà mai che qualcuno, in Italia, sentendosi preso in giro da banche giornali (spesso di proprietà delle prime…) ed istituzioni non cominci ad accarezzare l’idea di scuotersi dal torpore di comodo che lo ha rapito, ed incominci a meditare circa l’opportunità di impegnarsi in prima persona per guidare una trasformazione seria del – cosiddetto – “Sistema Paese”. Qualcuno ci spieghi perché, ad esempio, dinanzi al j’accuse portato avanti dal mondo dell’informazione circa la contrazione del credito alle imprese, le banche possano permettersi, per bocca del presidente della loro associazione (ABI) Corrado Faissola, di rispondere che invece i soldi ci sono, e sono ben più di quelli della media europea, pur senza ricorrere ai “Tremonti Bond”. Intanto, chissà perché, molte aziende chiudono per mancanza di liquidità: misteri…
A noi spetta il dovere di cronaca, ed a questo ci atteniamo. È per questo che vi riferiamo delle parole nette e precise di Faissola durante il suo intervento al meeting di Confesercenti a Perugia. Il sistema bancario? Ha fatto e sta continuando a fare tutto il possibile, basta con le critiche. Questo è il sunto del discorso, ben argomentato lungo tutta la durata del ragionamento esposto da Faissola. “Le banche non fanno mancare il credito alle imprese: i prestiti soprattutto alle piccole e medie assorbono il 70-80% del loro attivo”.
Il che significa uno sforzo doppio rispetto alla media europea, dove la media del rapporto credito alle imprese/attivo delle banche si ferma su una quota non superiore al 50%. A titolo di merito, poi, va ricordato che sono stati molto pochi gli istituti tentati dalla sirena dello strumento di salvataggio rappresentato dai cosiddetti “Tremonti Bond”. “Sono strumenti di quasi salvataggio, molto onerosi, lo Stato non ci ha dato neanche un Euro” la difesa di Faissola. Il quale, forse, non ha colto che la mano del Governo è stata tesa non alle banche bensì alle aziende, proprio attraverso quegli istituti che avessero scelto di far ricorso ai Bond.