Debiti e legge salva suicidi

di Daniele Pace Commenta

La legge no. 3/2012, meglio nota come Legge salva-suicidi, introduce delle novità per chi è sommerso dai debiti, per facilitare la procedura di sovraindebitamento


La legge no. 3/2012, meglio nota come Legge salva-suicidi, introduce delle novità per chi è sommerso dai debiti, per facilitare la procedura di sovraindebitamento, al fine di poter ridimensionare le proprie pendenze con i creditori. Naturalmente non bisogna essere recidivi o dolosi, ovvero aver contratto appositamente dei debiti allo scopo di truffare i creditori, per poter usufruire della 3/2012. Nei casi di buona fede, il cittadino può esercitare il proprio diritto, sia nel caso di un creditore privato, sia che la controparte sia un ente pubblico, come può essere in genere un’amministrazione fiscale che chiede il pagamento delle tasse. Il cittadino indebitato dovrà dimostrare di essere incapace al pagamento, intero o parziale, dei propri debiti, sia per quel che riguarda la propria vita privata che per l’imprenditore. Il “fallimento del consumatore” può essere così invocato sia per debiti riguardanti il proprio privato, come i debiti per affitto ed utenze, che per gli imprenditori che non possono accedere ai procedimenti fallimentari classici, come gli artigiani o gli agricoltori, in quanto troppo piccoli e non costituenti società giuridiche. La legge prevede che, su decisione del giudice nel merito, il debito possa essere dilazionato o stralciato parzialmente, e in questi anni, alcuni cittadini si sono visti annullare anche l’80% della loro posizione debitoria. Vi è una differenza sostanziale tra i debiti privati e quelli imprenditoriali. Nel secondo caso, bisogna trovare il gradimento del 60% dei creditori.