In merito alla polemica sollevata dal Garante per la Concorrenza, Antonio Catricalà, la scorsa settimana, registriamo oggi una presa di posizione alquanto netta, di quelle che nel calcio sarebbero chiamate “entrate a gamba tesa”. Del resto, quando l’avversario è lanciato verso rete a seguito di un’azione sgusciante così clamorosa da aver fatto sussultare il pubblico in un boato di entusiasmo, è bene che lo stopper usi anche la cattive maniere per complicare i piani dell’attaccante e fare in modo che non arrivi davanti al portiere, pronto a spiazzarlo. In occasione di un convegno sul welfare, il presidente dell’Ania, Fabio Cerchiai, ha trovato lo spunto per rispondere ai cronisti che gli chiedevano un commento rispetto alla situazione della RC Auto in Italia.
“La RC Auto non è un ammortizzatore sociale”, ha sentenziato Cerchiai, piccato, nel tentativo di rendere il più chiaramente possibile la posizione sua e dell’associazione che rappresenta. “La sinistrosità (non è un rigurgito berlusconiano, bensì il termine per definire – scusandoci per il bisticcio di parole che stiamo andando a fare – l’incidenza degli incidenti, ndr) in Italia è anomala rispetto agli altri paesi europei; non c’è nessun motivo per avere il doppio della frequenza dei sinistri della Francia, non c’è nessuna ragione di avere il 20% di incidenza dei danni alla persona, ovvero ogni 100 sinistri ce ne sono 20 con danni alle persona, quando in tutta Europa sono meno del 10%. Significa che c’è un sistema che richiede delle prestazioni anomale. A prestazioni anomale corrispondono costi e quindi prezzi alti”.
Un po’ come andiamo dicendo da tempo: certo, le compagnie assicurative hanno le loro logiche di cartello che il Garante ha fatto bene a segnalare come deleterie; però anche il modo di intendere l’incidente che esiste in Italia, ossia come un’occasione per spuntare una qualche percentuale di invalidità oppure per gonfiare la parcella al cliente (da parte dei carrozzieri) sono comportamenti deleteri e che fanno lievitare i premi. Servirebbe un po’ più di responsabilità da parte di tutte le parti.
modesto 11 Ottobre 2010 il 13:47
Riferite a Cerchiai che quanto afferma corrisponde a verità, ma le compagnie, anzichè premiare gli assicurati che le hanno arricchite a dismisura, ovvero le persone per bene che per anni hanno pagato e non hanno mai provocato incidenti di sorta, li penalizzano mettendole alla stregua di una ristretta cerchia di disonesti, che possono essere colpiti se si interviene seriamente con la collaborazione delle forze dell’ordine e della magistratura. Qundi si vergognassero le compagnie assicuratrici, nessuna esclusa, il cui unico scopo è di far quadrare i propri bilanci, in uno Stato che obbliga ma non controlla, nè interviene.