Trichet (BCE): “Stati tranquilli, nessuno vi lascia fallire”

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Stati tranquilli, dunque “State tranquilli”: è questo l’appello lanciato da Jean-Claude Trichet, presidente in carica della Banca Centrale Europea. Cominciamo allora col dire che non ci capacitiamo del fatto che questo appello alla serenità sia stato relegato ad un trafiletto di spalla su molti quotidiani nazionali (i più attenti: gli altri neppure se ne sono accorti…) mentre per le poco accorte dichiarazioni del Governo ungherese (“Rischiamo di non poter onorare i nostri debiti”, dichiarazioni peraltro smentite solo 24 ore più tardi) siano state sprecate prosopopee di pagine così come già era accaduto per altre situazioni difficili, che hanno fatto precipitare i mercati. “State tranquilli Stati – dice invece Trichet (uno che di queste cose dovrebbe intendersi…) – che l’Europa non lascerà fallire alcuna nazione sovrana dell’Eurozona”.

Una buona notizia, insomma. Già, perché se è vero che ci sono difficoltà evidenti per le economie di alcuni Paesi, che pure stanno attuando severi piani di austerity in grado di raddrizzare la situazione (seppure a costo di importanti sacrifici) entro breve tempo, è vero anche che per chi non dovesse farcela l’Europa è pronta ad intervenire con misure di sostegno, senza se e senza ma. Intervistato da “Welt am Sonntag”, Trichet ha escluso con fermezza che Grecia, Portogallo e Spagna possano essere abbandonate al loro destino e rimanere schiacciate dal peso del debito: “Non permetteremo che accada: non abbiamo creato il trattato di Maastricht per poi tornare indietro…”.

Trichet ha poi difeso la decisione della BCE di acquistare titoli di Stato dei Paesi in difficoltà per calmare i mercati e ridurre i costi di finanziamento (decisione invisa al presidente della Bundesbank tedesca, Axel Weber): “L’Europa in quel momento era l’epicentro della crisi”. Chiosa dedicata alla cosiddetta clausola “no bailout”, che regola gli aiuti reciproci tra i Paesi dell’Euro: “Indica che non c’è obbligo di offrire aiuti o trasferimenti, ma questo non significa vietare a nessun Paese di aiutarne un altro in circostanze eccezionali”.