Qualcuno doveva pur pensarci: la popolazione immigrata all’interno del grande calderone italiano incide, in alcune aree, per il 10% del totale (in qualche luogo meno, in qualche altro molto di più), ma non sono in molti, ancora, ad aver pensato a prodotti bancari destinati ad una platea, questa, dalle esigenze sicuramente differenti rispetto a quelle di tanti italiani; che fosse un settore che facesse gola a parecchi, quindi, si era già capito negli scorsi mesi, quando una ricerca realizzata dal Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti) ha messo nero su bianco alcuni numeri che pesano parecchio: “solo” il 60% degli immigrati ha un conto in banca. Ma non si tratta di un semplice servizio di base: le esigenze finanziarie degli extracomunitari si fanno sempre più complesse.
Domande di prestiti, mutui, rimesse di denaro che inviano alle famiglie rimaste nei Paesi d’origine: non può bastare una soluzione di conto corrente dall’operatività limitata, dal momento che gli immigrati mettono in moto, presso le banche e attraverso le banche, centinaia di milioni di euro ogni anno. Un fenomeno, quello della bancarizzazione degli immigrati, che in pochi anni ha fatto passi importanti nella realtà finanziaria italiana. Basti pensare che l’interesse per il migrante come operatore economico è iniziato solo dal 1998 con il primo prodotto bancario confezionato sui suoi bisogni. E soltanto dal 2005, per volontà dell’ABI, si è permesso al migrant banking di entrare a pieno titolo in banca.
Fino alla storia che andiamo a raccontarvi oggi. Da alcuni giorni, infatti, è stata inaugurata la prima filiale di Extrabanca, il nuovo istituto di credito dedicato esclusivamente agli extracomunitari e agli immigrati residenti in Italia. I primi sportelli sono stati aperti a Milano e in Lombardia, cioè nella zona di maggiore concentrazione degli stranieri in Italia. La missione dell’istituto è stata esplicitata dal suo presidente, Andrea Orlandini: “intercettare e interpretare le aspettative del corpo immigrato, stabilire profittevoli, stabili e durature relazioni con le diverse comunità etniche, offrire supporto agli operatori economici multiculturali del territorio”. Prosegue Orlandini: “La nostra non è una banca etica e non è la banca dei poveri. È una banca a tutti gli effetti. L’unica differenza rispetto alle altre banche commerciali sono i prodotti che offriamo”. In particolare, si tratta di servizi dalla facile comprensione e con una struttura di prezzo trasparente: elementi centrali dell’offerta saranno infatti prodotti di risparmio, i finanziamenti alle famiglie (prestiti personali e mutui) e alle imprese, la monetica (carte di debito, carte di credito a saldo e revolving, carte prepagate, carte conto) e le rimesse. Multietnico anche lo staff dell’istituto di credito: al momento vi lavorano 20 professionisti, oltre la metà sono stranieri di 11 nazionalità diverse.
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