Fed, evoluzione dei tassi seguirà quella dell’inflazione

In base a quanto è stato riportato da Pramod Atluri, ovvero la società che si occupa della gestione di portafoglio di Capital Group, ha rivelato come, anche se l’inflazione rimane piuttosto elevata e il tasso di riferimento imposto dalla Federal Reserve resta al contempo il più elevato negli ultimi ventitré anni, l’economia a stelle e strisce pare ancora una volta aver messo in evidenza una resilienza non comune.

Una capacità di resistere a scenari veramente complessi e difficili, in cui i mercati del lavoro sono riusciti a mantenere un certo tasso di solidità, mentre la spesa al consumo rimane su livelli decisamente importanti, così come è da sottolineare una certa integrità dei fondamentali aziendali.

Se la crescita, da un lato, non sembra certo andare veloce, ma anzi al contrario sta rallentando, ecco che l’economia americana, in base alle informazioni riportate da Pramod Atluri, si è adeguata a un contesto completamente differente in termini di tassi, e ci si attende che la crescita resterà più alta del 2% quest’anno.

Stando a quanto è stato riferito dal noto gestore, ecco che questo aspetto di resilienza diffusa non ha fatto altro che portare gli investitori a ripensare completamente alle aspettative in riferimento ai tassi di riferimento proprio della FED. Insomma, se il pensiero comune più diffuso è quello che le prospettive di nuovi tagli di tassi siano avvolte da maggiore incertezza, va detto che la banca centrale pare che sia molto più dell’idea di attuare una bella sforbiciata.

Il gestore ha continuato nell’indagine mettendo in evidenza come il numero uno della FED, Jerome Powell, ha già di fatto delineato due vie per poter attuare un taglio ai tassi di interesse. In primis, si tratterebbe di una debolezza che potrebbe insorgere nel mercato del lavoro, mentre la seconda strada è quella legata all’inflazione, che ormai sembra essere piuttosto stabile sui valori del 2%.

L’inflazione è calata lo scorso anno, ma è altrettanto vero che poi si è stabilizzata leggermente al di sopra del 3% in questi primi mesi dell’anno. Il gestore, in ogni caso, mostra un certo ottimismo, dal momento che gli aumenti di prezzo che sono stati applicati tenderanno sempre di più all’obiettivo della FED entro il mese di dicembre. Non solo, l’ottimismo deriva anche dal fatto che gli aumenti degli affitti sembra che vadano verso una situazione leggermente meno complicata, anche se rappresentano pur sempre un problema per l’indice dei prezzi al consumo core e per il fatto che resti così alto.