Sono il 26 % delle famiglie italiane ad aver contratto un finanziamento con un valore medio del debito per famiglia di circa 10mila euro. Lo conferma una ricerca dell’Abi:
Nonostante il fenomeno del credito al consumo abbia registrato in questo decennio una tendenza media in crescita – commenta il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini -, e sia apparso in ripresa nel 2009 dopo un rallentamento nel 2008, il livello di indebitamento delle famiglie italiane é ancora notevolmente basso rispetto a quanto registrato nei principali Paesi europei.
Sembra quindi che le famiglie italiane non amino chiedere finanziamenti. O non ne hanno bisogno? Le variabili da analizzare sono molteplici: una famiglia può necessitare di denaro (il capofamiglia ha perso il lavoro, le entrate sono diminuite…), ma le banche, prima di concedere un prestito, non hanno bisogno di garanzie? E quale garanzia migliore di un lavoro “fisso”?
Ma se la persona in questione ha perso il lavoro e desidera un prestito, come farà a dare eventuali garanzie? Sarà questo il motivo per cui le famiglie italiane sono meno indebitate? Ovvero, non una minore necessità di prestiti, ma una reale difficoltà a fornire garanzie idonee per l’erogazione del finanziamento.
A fine 2008 il debito delle famiglie italiane era del 57% sul reddito disponibile e il grado di indebitamento pari al 93%, inferiore al 130% della Spagna, superiore al 90% della Germania e superiore all’80% di Francia e Belgio.
Per quanto riguarda il dato sul credito al consumo in rapporto al Pil, l’Italia si colloca al 3,5%, circa la metà del 6,9% della media comunitaria. Nel dettaglio il 62,8% dei prestiti è costituito da mutui per l’acquisto della casa (circa 239,9 miliardi di euro), il 10,3% dai prestiti personali (39,4 miliardi di euro), l’11,2% dal prestito per l’acquisto di beni come l’auto o gli elettrodomestici (42,7 miliardi di euro) e il 2,6% è poi costituito dalla cessione del quinto dello stipendio o pensione, (9,8 miliardi di euro).
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