Boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese (PMI) dello “Stivale”, spina dorsale del nostro settore produttivo che negli ultimi due anni ha dimostrato più di qualche difficoltà in conseguenza della crisi economica: il problema, nella maggior parte dei casi, si è manifestato a causa di ritardi nei pagamenti da parte dei colossi clienti e, contestualmente, nella stretta al credito accordato dalle banche; una tenaglia che ha rischiato di stritolare il comparto e, con esso, soffocare il neonato (la ripresa) nella culla di logiche di attenzione e prudenza. Con il via libera, giunto nel finale della scorsa settimana dalla Banca d’Italia, alla Società di Gestione del Fondo Pmi, di cui è stato approvato anche il regolamento, la situazione per la piccola e media imprenditoria nazionale comincia a volgere verso il sereno.
Facciamo riferimento alla fonte diretta, ossia al comunicato del ministero dell’Economia che rileva come “il Fondo Italiano di Investimento costituito dal Tesoro, la Cassa Depositi e Prestiti, l’Abi, la Confindustria e le principali banche italiane per sostenere i processi di patrimonializzazione delle piccole e medie imprese italiane fa un importante passo avanti”. La dotazione del fondo è salita a 1,2 miliardi di euro per effetto dell’ampliamento della partecipazione del sistema bancario italiano.
“Oltre a Intesa SanPaolo, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena entrano nel Fondo – spiega la nota – un ampio gruppo di banche popolari per complessivi 200 milioni di euro, così suddivisi: 100 milioni da parte dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari e 20 milioni ciascuno da parte del Credito Valtellinese, della Banca Popolare di Milano, della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, di UBI e della Banca di Cividale”. Con il via libera di Bankitalia, conclude la nota, “è stata così rispettata la tempistica annunciata il 18 marzo dal Ministro dell’economia e delle finanze nella conferenza stampa di presentazione tenutasi a Milano”.