Nel nostro Paese i livelli di credito alle imprese sono rimasti adeguati anche in tempi di crisi. Ad affermarlo è l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, sottolineando come in Italia l’andamento sia stato migliore rispetto alla media europea, e come la piccola e media impresa sia rimasta al centro del sostegno bancario. Queste considerazioni, in particolare, emergono dall’Osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese che, per quel che riguarda lo scorso mese di maggio, ha rilevato un andamento su base annua dei finanziamenti alle imprese in calo dell’1,5% ma con una dinamica crescente rispetto al -3,1% segnata nel gennaio di quest’anno. E se alla fine dello scorso mese di aprile i finanziamenti alle piccole imprese, quelle con un massimo di venti dipendenti, hanno fatto registrare una contrazione dell’1,1%, quelli alle imprese con oltre venti addetti sono scesi del 5% circa.
In base a questi dati, quindi, l’Abi con una nota sottolinea come il credito bancario nel nostro Paese sia stato concentrato soprattutto verso la piccola e media impresa e con una quota di oltre il 50% del totale a favore di quelle PMI con un fatturato non superiore ai 50 milioni di euro; e se si aggiungono anche le PMI con un volume d’affari fino ai 250 milioni di euro, la percentuale tende a sfiorare il 70%. Nel complesso le banche, anche se con una contrazione legata alla congiuntura non proprio favorevole, continuano di conseguenza ad erogare credito a favore delle PMI che rappresentano l’asse portante del nostro sistema imprenditoriale e produttivo.
Pur tuttavia c’è da rilevare, come più volte messo in evidenza dalle Associazioni dei commercianti, degli artigiani e degli esercenti, che rispetto al periodo precrisi le condizioni di accesso al credito sono più stringenti, così come i costi di accesso a finanziamenti e prestiti risultano essere in certi casi elevati al punto che spesso la piccola e media impresa desiste nell’ottenere un credito che di certo non è a buon mercato.
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