La BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, ha fornito i dati delle transazioni internazionali tra il nostro paese e la Svizzera, dove sono transitati 11 miliardi verso il paese alpino, tra il terzo trimestre 2017 ed il primo semestre 2018. Il periodo non è scelto a caso, in quanto parte della polemica politica durante l’ultima campagna elettorale e il successivo insediamento del Governo Conte.
I dati BRI
La BRI ha fornito i dati nello specifico. Si tratta di 13,7 miliardi di dollari, circa 11 miliardi e mezzo di euro, quasi tutti depositati nel Canton Ticino.
La fuga di capitali continua anche ora, come dichiara il direttore dell’Associazione Bancaria Ticinese, Franco Citterio: “Con il perdurare delle difficoltà e delle discussioni sul piano finanziario fra Roma e l’Unione europea, l’interesse per i depositi in Svizzera è ancora attuale e ci sono continue richieste di informazioni per l’apertura di un conto nel nostro Paese”.
Gli italiani, quelli che possono, portano dunque il loro denaro nelle banche svizzere, per paura che ci siano difficoltà, in particolare nel rapporto con la UE, da parte del nostro paese. Se dovessero esserci delle procedure di infrazione, lo Stato potrebbe aver necessità di reperire denaro, e quindi applicare altre tasse.
Ma non solo, c’è anche il timore che l’Italia esca dall’euro e torni ad una moneta svalutata come la lira. Per questo, la preferenza è la conversione in franchi svizzeri, bene rifugio per eccellenza.