I leader del G20 riuniti a Toronto hanno raggiunto l’accordo per chiedere ai Paesi ricchi di dimezzare i propri deficit entro il 2013. Ad annunciare l’intesa il cancelliere tedesco Angela Merkel. Parlando ai giornalisti prima dell’inizio dell’assemblea plenaria del summit, la Merkel ha spiegato che alla cena di sabato sera i leader del G20 hanno approvato una proposta di compromesso per la riduzione dei deficit delle “economie avanzate” proposta dal Canada. “Sarà nella dichiarazione finale e ad essere onesta devo dire che è più di quanto mi aspettassi perché è molto specifica ed è stata accettata da tutte le nazioni industrializzate, credo che questo sia un successo”, ha detto il cancelliere tedesco.
Niente accordo, invece, sulla tassa sulle banche. Dopo il G8 anche il G20 non raggiunge l’intesa e si limita, nel comunicato finale, ad affermare un compromesso che riconosce il diritto dei paesi che vogliono farlo ad adottarla ma rifiuta la richiesta di una tassazione internazionale sulle transazioni finanziarie. Un compromesso, ha detto Angela Merkel che era una delle principali sostenitrici della proposta, che è “il massimo che potevamo ottenere qui”. Secondo quanto spiegato da fonti diplomatiche, sono stati i paesi asiatici, come Cina e India, i cui settori bancari sono stati meno colpiti dalla crisi, ad opporsi maggiormente ad una posizione dell’intero G20 in favore della tassa, nel timore di colpire la propria industria finanziaria.
“L’intero mondo ci guarda – ha rimarcato Stephen Harper, il primo ministro canadese – perché il destino di milioni di persone dipende dalle nostre azioni: dobbiamo essere d’accordo sul fatto che i deficit siano dimezzati entro il 2013, che i rapporti tra debiti pubblici e Pil siano almeno stabilizzati entro il 2016”. “Dobbiamo mandare un messaggio che una volta che saranno esauriti i nostri piani di stimolo economico saremo concentrati a rimettere i nostri debiti pubblici a posto”, ha aggiunto con un chiaro riferimento alle due differenti posizioni del vertice, con gli Stati Uniti di Barack Obama convinti che sia troppo presto per tagliare gli interventi statali per favorire la ripresa economica e i paesi europei più concentrati, dopo la crisi greca, a varare misure di austerity.