Gli istituti creditizi danno un'enorme priorità al valore della continuità lavorativa.
Malgrado la ripartenza del mercato immobiliare, sono moltissimi gli italiani che fanno fatica a ottenere un mutuo. Si tratta dei lavoratori precari, dei lavoratori che non hanno un contratto a tempo indeterminato, dei lavoratori che proseguono vivendo di contratti a progetto o di collaborazioni, e delle giovani coppie che non riescono a versare l’anticipo richiesto dalle banche. Esso rappresenta in media il 30% del valore dell’immobile.Come può questa fascia richiedere un mutuo? Mediante un garante. Non sono contemplate altre soluzioni. Le banche erogano mutui a seguito di una continuità lavorativa, che non rientra nelle caratteristiche di chi è precario per definizione. Senza un contratto di lavoro stabile, dunque, bisognerebbe avere un genitore o un parente che faccia da garante.
Tra i precari, la fascia che ha un maggior margine di accesso è quella degli insegnanti. I lavoratori autonomi e i lavoratori a partita Iva, invece, vengono trattati come dipendenti dalle banche a patto che rispettino il principio della continuità lavorativa. Gli istituti di credito, solitamente, richiedono due anni di attività.
Prova ne è la tipologia di documenti richiesti per ottenere un finanziamento, differente rispetto a quella richiesta ai lavoratori dipendenti.
Coloro i quali hanno un contratto a tempo indeterminato, infatti, devono presentare solo le ultime due buste paga. Per autonomi e partite Iva, invece, sono necessari gli ultimi due modelli unici unitamente ad una copia del versamento delle imposte. Se il reddito è capitente, e l’attività lavorativa ha una storia abbastanza lunga, difficilmente verranno richieste garanzie accessorie ai fini del rispetto di un rapporto tra rata e reddito che sarà pari al 35%.