ILVA, biomonitoraggio ok sui lavoratori dello stabilimento di Taranto: valori inferiori ai limiti

di Gianfilippo Verbani Commenta


ILVA nel 2017 ha commissionato un importante studio legato al biomonitoraggio sui lavoratori dello stabilimento di Taranto. L’obiettivo era quello di capire quale fossero realmente gli effetti dell’esposizione ai metalli pesanti dei dipendenti ILVA di Taranto. Gli esiti di tale studio hanno messo in evidenza come i risultati siano più bassi in confronto ai limiti di riferimento.

Il grande lavoro svolto dall’equipe medicata guidata dai professori Pietro Lovreglio e Leonardo Soleo ha finalmente dato alcuni, importantissimi risultati, che segnano senza mezzi termini una valutazione di base in riferimenti ai rischi collegati all’esposizione ai metalli pesanti relativamente al benessere e alla sicurezza di chi lavora in aziende che si occupano della produzione di acciaio.

Sono stati ben 856 i dipendenti che sono stati coinvolti nel progetto di biomonitoraggio e sono stati sottoposti ad analisi delle urine e del sangue. Ovviamente, i dipendenti che hanno preso parte al progetto lavorano presso sette aree aziendali tipicamente considerate esposte ai metalli pesanti (come manganese, rame, piombo, cobalto, zinco, mercurio, cadmio nichel e cromo) e una invece (la zona Imbarco prodotti finiti) che viene ritenuta non esposta, vista la lontananza rispetto ai metalli pesanti.

Ebbene, dall’analisi approfondita dell’equipe medica è risultato come solamente in 24 dipendenti su 856 sono stati individuati dei valori di arsenico nelle urine leggermente al di sopra dei valori presi come riferimento. Tra l’altro, i 24 lavoratori sono occupati prevalentemente nell’unica zona non esposta monitorata (ovvero Imbarco prodotti finiti). Altri approfondimenti medici specifici hanno messo in evidenza come tali alterazioni siano legate alle abitudini dal punto di vista alimentare di ciascun lavoratore.

Una ricerca che si è dimostrata particolarmente importante anche in ottica stakeholder, soprattutto in tema di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori. I limiti presi come riferimento per confrontare i valori delle analisi sono stati scelti da enti accreditati, come lo SCOEL, la SIVR e l’ACGIH oltre che il Laboratorio di Tossicologia Occupazionale dell’Università di Brescia.