Le più grandi realtà bancarie del paese sono state in questo periodo implicate in una inchiesta piuttosto ampia in merito all'applicazione di tassi di tipo usurario, aperta dalla procura di Trani, in Puglia.
Le più grandi realtà italiane nel mondo bancario, ovvero la Banca d’Italia, ma anche il Monte dei Paschi di Siena, il gruppo Unicredit, la Banca Nazionale del Lavoro e la Banca Popolare di Bari sono state in questo periodo implicate in una inchiesta piuttosto ampia in merito all’applicazione di tassi di tipo usurario aperta dalla procura di Trani, in Puglia.
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L’accusa sostiene infatti che tutti questi grandi nomi del mondo del credito bancario e in particolare i dirigenti della Banca d’Italia con l’avallo del Ministero dell’Economia avrebbero
adottato determinazioni amministrative in contrasto/violazione della legge in materia di usura n.108 del 7/3/1996 così consapevolmente fornendo un contributo morale necessario ai fatti reato di usura materialmente commessi dalle banche”.
L’indagine è stata aperta come anticipato dalla procura di Trani e in particolare il pm di Trani, Michele Ruggiero, il quale più volte si è già trovato implicato in inchieste globali di questo tipo, ha chiesto di mandare a giudizio i massimi esponenti, cioè presidenti e amministratori delegati, dei grandi gruppi bancari italiani che abbiamo citato in precedenza.
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Ma quali conseguenze si potrebbero avere qualora l’inchiesta andasse avanti e trovasse fondamento nei suoi presupposti? L’intero mondo del credito italiano sarebbe di certo scosso da questo fatto, perché il riconoscimento dell’applicazione di tassi di tipo usurario permetterebbe a tutti coloro che hanno attivo un mutuo o un finanziamento presso gli istituti citati di continuare a pagare senza corrispondere alcun tipo di interesse.