L’inflazione che è stata causata da parte della mancanza di materie prime sta condizionando e non poco pure i tassi di interesse che hanno ad oggetto i mutui all’interno dell’Eurozona. Gli indici che vengono ribattezzati Eurirs, che hanno a che fare con tutti coloro che vanno a contrarre a tasso fisso, a partire dai primi mesi di quest’anno hanno fatto un balzo da -0.02% a 0.5%.
Il gruppo di analisti ha stimato che pure gli Euribors tenderanno ad aumentare, fino ad arrivare, secondo le prime stime, intorno alla soglia dello 0.3% a settembre del 2023, con un correlato aumento, per l’ennesima volta, dei tassi variabili.
La carenza delle materie prime ha avuto come prima conseguenza quella di far ricomparire l’inflazione all’interno dell’Eurozona e, con questo aspetto, sono di nuovo aumentati i prezzi legati alle bollette energetiche. Sia gli investitori che gli analisti sostengono come lo scenario non dovrebbe però proseguire nel lungo-medio periodo, ma al contempo si potranno cominciare a evidenziare pure i riflessi sui tassi che riguardano i mutui, nello specifico in riferimento ai tassi fissi, che hanno nuovamente fatto un balzo oltre la quota dell’1%, ed era dal 2019 che non si verifica una cosa del genere.
Lo scenario che sta succedendo viene anche chiamato inflazione da offerta, ovvero quel tipo di inflazione che è correlata al fatto che è in atto una vera e propria carenza di materie prima, come è stato messo in evidenza da Il Sole 24 Ore. Anche se la sensazione complessiva è quella che si tratti di un fenomeno che ha carattere temporaneo, ci sono alcuni esperti che prevedono come qualcuno di questi cambiamenti possa diventare strutturale.
Insomma, in fin dei conti è la situazione che viene riflessa da parte dei mercati, in cui l’inflazione che si aspetta nel corso dei prossimi cinque anni, e per gli ulteriori cinque, ha fatto segnare un 2.08% all’interno dell’Eurozona. Un valore che non è stato mai così alto a partire dal 2013 fino ad oggi, con ben 70 punti di base in più in confronto a quanto si attestava tale soglia prima che scoppiasse l’emergenza pandemica legata al Coronavirus. Gli analisti mettono in evidenza come la Banca Centrale Europea potrebbe prendere la situazione di petto e scegliere di intervenire, andando a favorire un nuovo aumento dei tassi di interesse, che sono stati portati a zero nel 2016.