E’ quasi salvifica, la notizia che stiamo per darvi, e vi spieghiamo perché. L’associazione Contribuenti.it ha rivelato che in Italia sta crescendo il rischio di vedere aumentare il numero e l’importo dei prestiti a usura a causa del fatto che per i risparmiatori la disponibilità di denaro si è ridotta, la possibilità di ottenerne di nuovo -in prestito, quindi maggiorato degli interessi in sede di rimborso- attraverso i canali “tradizionali” (banche o finanziarie) si è ristretta, le mani delle mafie non hanno mai smesso di arrivare dovunque. Perché, allora, la notizia è salvifica? Preché, crediamo, ci mette in guardia dal fatto che richiedere un prestito, fare un debito, in una parola vivere al di sopra delle proprie possibilità, è un’azione che richiede forte attenzione da parte di chi vi si imbarca, un’attenzione ancora maggiore rispetto a quella richiesta a chi deve “tirare la cinghia”.
Insomma: l’usura fa paura -come è giusto che sia- e sapere che è una piaga in aumento speriamo ridesti la coscienza di quelle persone che ancora credono di poter “vivere a debito” a cuor leggero, ossia senza le necessarie cautele e la sufficiente informazione. Fatto questo discorso scomodo, scendiamo al dettaglio dei dati: “Il sovra-indebitamento delle famiglie nel 2010 è cresciuto del 129,8% rispetto al 2009, mentre la propensione all’usura per il nuovo anno dovrebbe salire di oltre il 90%”.
E’ questo l’allarme lanciato da Contribuenti.it, che aggiunge: “Abbiamo aperto l’anno nuovo con quasi 2 milioni di famiglie a rischio usura; nel 2010 il debito medio ha raggiunto 33.620 euro, che diventano 52.730 per i piccoli imprenditori”. Ne è scaturito un invito al Governo affinché usi maggiore prudenza nelle richieste di pagamento (ad esempio delle imposte) a carico delle famiglie assistite dalle Fondazioni Antiusura, metta un freno alla piaga del gioco d’azzardo -una scorciatoia per la ricchezza, secondo molti, che in realtà velocizza lo scivolo verso la povertà- e riformi il fisco rendendolo più giusto. Nell’attesa, proviamo a risparmiare invece che spendere; e, per male che vada, scegliamo di rivolgerci ai canali di finanziamento più tradizionali.